martedì 1 maggio 2012

Il Gatto e la Pet-Therapy.



Continua il nostro appuntamento nella Rubrica "Un caffè con...."  gli esperti...oggi si ritorna a fare una bella "chiacchierata" con la Dott.ssa Stefania Baronio sulla pet-therapy con i gatti! Buona lettura!!!

Il Gatto E La Pet-Terapy 
Il gatto è utilizzato nelle terapie di aiuto con gli animali proprio per la sua indipendenza e facilità di accudimento; viene preferito per persone che vivono sole e che, a causa della patologia o dell'età (bambino e anziano) non sono agevolate negli spostamenti, ma sempre più spesso anche per soggetti con problemi relazionali.
Per la sua indipendenza, ma al tempo stesso per la sua interattività con il mondo esterno, tra il gatto e l'uomo si sono stabiliti legami forti, intensi e soprattutto duraturi, che non si cancellano facilmente: non appare dunque strano se ci sbilanciamo nel dire che il gatto è un animale straordinariamente "emozionale"
Il gatto si dimostra un potente induttore di emozioni, soprattutto quando guarda, fissa e con lo sguardo colloquia con l’uomo ( qui è importante la posizione anteriore degli occhi) . Ha spiccate caratteristiche fisiche quali le dimensioni, la flessibilità, ecc. che lo rendono particolarmente adatto ad essere tenuto vicino, in grembo o sulle ginocchia, e quindi coccolato; il tipo di mantello del gatto, con particolare riferimento al pelo, unito alla disponibilità dell’animale a lasciarsi accarezzare e al fatto che non sudi, è di particolare importanza per una relazione fisica stretta e quindi gradevole, emozionante e rassicurante. Il gatto manifesta inoltre una vasta gamma di caratteri comportamentali spontanei quali il gioco, l’induzione di riso, ecc. ed altri “straordinariamente” appresi  (ad esempio la mia gattina che al rientro dal lavoro mi accoglie sulla porta, costringendomi subito a prenderla  in braccio per scambiarci “effusioni”); anche il tipo di alimentazione del gatto è una efficace occasione ed un interessante veicolo di comunicazione con l'uomo. Con questo felino inoltre è possibile costruire un tipo di legame più evoluto, attraverso la costruzione di un linguaggio “comune” e di un tipo di comunicazione scelto da entrambi  i soggetti interagenti, uomo e gatto: ciò è possibile se l’essere umano, protagonista della relazione, riesce a riconoscere e  riprendere contatto con quella parte “animale” di sé che gli permette di attivare il proprio non verbale, imparando contemporaneamente a riconoscere e comprendere quello del gatto. Questo nuovo modo di comunicare, funzionale allo sviluppo della stessa relazione con il felino,  permette  all’uomo di apprendere una modalità relazionale equilibrata e matura, dalla quale si trae un beneficio generalizzato utile in qualunque tipo di relazione umana e non.
E’ però da sottolineare che, qualora si desideri intraprendere un percorso terapeutico con l’ausilio di un gatto, non bisogna dimenticare i limiti che esso implica: portare un gatto in un luogo ad esso sconosciuto potrebbe creare delle variazioni comportamentali, quindi è necessario che conosca prima il luogo; è necessario educare il paziente alla conoscenza del linguaggio non verbale del gatto, poco conosciuto dal pubblico, che invece è più abituato al cane; occorre anche educare il gatto ad entrare in contatto con soggetti sempre nuovi; è inoltre opportuno assicurarsi che non vi siano manifestazioni allergiche del paziente al pelo o al “graffio” del gatto (…il gatto potrebbe graffiare involontariamente durante il gioco…).

Al prossimo martedì sempre "miagoloso"!!!

1 commento:

  1. Gli appuntamenti miagolosi mi vedranno spesso e volentieri commentatrice...adoro i gatti!!
    E, non me ne vogliate, ma continuo a credere che la mia gatta fosse molto più simpatica della metà della gente con cui sono condannata a vivere!
    Il gatto è ineguagliabile!
    Miao...ops, ciao!

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