martedì 16 settembre 2014

Le trappole del litigio.

Le parole hanno un potere immenso su di noi, sulle nostre emozioni e sui nostri comportamenti. Le parole sono generate da pensieri e generano, a loro volta,  pensieri che influenzano e guidano le nostre azioni.Scegliere bene e con cura le parole da utilizzare, soprattutto se vengono usate con veèmenza durante una discussione accesa o un litigio, è molto utile per spogliare il confronto da tutto ciò che è superfluo e per mirare dritti al cuore della discussione. Tra adulti, tra marito e moglie, tra amici, tra genitori e figli, durante una discussione, si commettono numerosi errori che spesso fanno dimenticare l'origine vera del confronto e non fanno altro che mettere altre carne al fuoco. Ecco di seguito un elenco in cui è possibile individuare le trappole in cui un litigio da costruttivo può degenerare in distruttivo.
1) Non usare il "TU sei" come accusatorio. Ad esempio se nostro figlio passa ore ed ore davanti alla televisione, nel momento di correggerlo è deleterio dirgli "TU sei un pigro debosciato" oppure "TU sei un nullafacente". In questo modo non si fa altro che irritare l'interlocutore istigandolo ad un atteggiamento di difesa piuttosto che di ascolto. Dirgli " Questo atteggiamento che stai assumendo non è positivo, perchè non cerchiamo di rivedere la situazione assieme?" sposta l'attenzione dal "TU" accusatorio all'"ATTEGGIAMENTO" sbagliato che invece può essere corretto con la buona volontà.In questo modo si diventa complici nel combattere una "cosa esterna" all'essenza delle persone coinvolte, che non sentendosi in difetto, presteranno maggiore attenzione alla critica.
2) Non umiliare, denigrare o accusare l'interlocutore in presenza di altri a meno che non sia strettamente necessario(in caso di serio e vero pericolo per la propria incolumità). Dire frasi del tipo "Sei la solita" "Non capisci nulla" e mentre lo si dice cercare l'approvazione di terzi è un modo per innalzare un muro per una corretta comunicazione e un civile confronto. Se proprio scatta la miccia del litigio in presenza di altri e se ne vale davvero la pena, sarebbe bene aspettare di essere vis à vis per chiarire e litigare costruttivamente e per evitare che il litigio si svuoti della sua valenza come confronto e diventi uno spettacolo sterile in cui vince chi riceve maggiori "applausi".
3) Evitare di pronunciare frasi con "SEMPRE" e "MAI" perchè il sempre ed il mai precludono ogni possibilità di venirsi incontro, è una sentenza emessa, una condanna senza diritto di replica.In queste due parole sono implicati il passato ed il futuro.Con il sempre è come se si veicolasse il messaggio che gli errori commessi in passato si ripetono inesorabilmente e con il mai si tagliano le gambe a qualsiasi possibilità di rimedio, cambiamento, possibilità futura. 
Poichè spesso durante il litigio si è accecati letteralmente dalle emozioni che ne conseguono o che ne sono all'origine, è bene soffermarsi a riflettere su queste trappole in momenti di totale calma, abituando così il cervello e la nostra volontà a prendere in considerazione il valore delle parole che spesso pronunciamo senza davvero soppesare e che invece potrebbero assumere un valore straordinariamente potente per chi le ascolta. Esercitarsi quotidianamente ad usare con discernimento le parole può essere una buona abitudine da prendere per affrontare qualsiasi tipo di confronto, un modo per non "inquinare" la comunicazione e un modo per fare in modo che le parole siano quanto più vicine a quello che vogliamo davvero esprimere.

4 commenti:

  1. Bisogna imparare che le PAROLE sono IMPORTANTISSIME perché hanno un loro PESO SPECIFICO.
    Anche se non ce ne accorgiamo ne usiamo alcune invece di altri sinonimi perché il nostro inconscio ci porta a scegliere proprio quelle. Ho scritto che dobbiamo IMPARARE perché è una cosa che richiede del tempo, è necessario ascoltarsi e volersi mettere in discussione. In un mio percorso formativo mi hanno fatto riflettere, tra le altre cose, sull'uso dei verbi "dovere" e "volere", quanto, come e in quali occasioni viene utilizzato. Ho iniziato a ragionarci e a sentirmi quando parlavo. Molto spesso usavo il "devo" quasi come per scusarmi di fare una cosa che invece "volevo" fare. E' stato veramente interessante. Adesso mi ascolto molto di più, per me, per maggior rispetto degli altri e banalmente perché la mia comunicazione sia migliore.
    Ho imparato anche che qualsiasi messaggio che vogliamo comunicare viene comunque letto attraverso il codice del destinatario, al di là delle intenzioni iniziali.
    Un consiglio veramente fondamentale indicato nel tuo articolo sui litigi è cercare sempre di separare l'evento dalal persona. Chiunque può aver fatto qualcosa di "stupido" ma non vuol dire che sia stupido. Tra dire "Sei in ritardo" e "Sei SEMPRE in ritardo" o "Non sei MAI puntuale." per chi ascolta c'è veramente un abisso.
    IMPARIAMO AD ASCOLTARCI.

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    1. ottima osservazione Babbonline! Ciò che è difficile è proprio imparare a riconoscere il "peso specifico", citando un tuo termine, delle parole. La troppa superficialità, spesso la fretta, e la mancata attenzione possono generare veri e propri fraintendimenti...è un impegno importante per noi genitori nei confronti dei nostri figli, abituarli aall'ascolto...innanzitutto di se stessi come ben sottolinei tu nella tua precisa ed attenta analisi.

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  2. ciao doc, mi hai fatto ripensare al corso sulla comunicazione che ci hanno fatto seguire due anni fa. La cosa che più mi stupì fu questa: mettetevi a tavola con vostro marito; lui guarda la tavola e dice "Manca il mio bicchiere"; voi che fate? che dite?
    Non ti dico cosa non è venuto fuori da noi donne: "Prenditelo!" "Figurati se mi alzo a prendertelo!" "Ah, scusa(??)" "E allora? mica sei focomelico...", e per ultimo "Mi è sfuggito.", che sarebbe poi, forse, la frase più giusta ad una affermazione che non era per niente inquisitoria. Questo per spiegare come una semplice frase, pronunciata senza rimprovero, preconcetti o punti esclamativi possa essere fraintesa con facilità.
    La comunicazione corretta è tutto, permette di evitare stupidi inghippi e stupidi litigi. Ciao!!

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    1. sì infatti...spesso abbiamo tendenze per così dire "paranoiche"...e attribuiamo ogni frase, ogni gesto come qualcosa che riguarda la nostra persona. QUesto perchè siamo tendenzialmente egocentrici e quindi riferiamo a noi stessi qualsiasi cosa accada, facendone una questione personale. Riuscire a uscire da questo schema sarebbe un buon punto di partenza per fare il vuoto dentro di noi accogliendo le parole dell'altro collocandole nella giusta direzione. A volte, quando pensiamo di aver capito "male", basterebbe chiedere: " ma ti stai riferendo a me?", oppure "Non ho capito bene, puoi ripetere per favore?"...a volte non si ha e non si trova il tempo per chiedere spiegazioni...cosa che sarebbe utile per una maggiore trasparenza e per un dialogo più fluido. Grazie Adry per il tuo utile spunto di riflessione!

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