martedì 8 maggio 2012

Un caffè con...la Dott.ssa Stefania Baronio ( parte III)



Continua il nostro martedì miagoloso dedicato ad un interessante articolo della Dott.ssa Stefania Baronio e la sua originale teoria che vede come protagonisti i nostri amici gatti...Buona lettura!




Il bambino e il gatto nella pet-therapy


di Stefania Baronio
Se si prende in considerazione tutto quanto detto in questo scritto possiamo con certezza ritenere che, chi ha incontrato il gatto ne rimane "segnato" in modo profondo: allora perché non utilizzare più frequentemente il gatto nelle relazioni di aiuto con i bambini?

Avere un gatto per amico, aiuta il bambino a esprimere l'immenso bisogno che ha di dare e ricevere amore; accudirlo permette di sviluppare un forte senso di responsabilità anche nel bambino di pochi anni.
Vivere con un cucciolo aiuta il bambino ad adattarsi a ritmi ed esigenze diverse dalle proprie. Ad esempio il bambino inizia a comprendere che esistono modi diversi per manifestare e ricevere affetto, come ascoltare le fusa del gatto o accarezzargli il pelo; il cucciolo, inoltre, consente al piccolo di affrontare in modo naturale i grandi temi della vita quali la nascita, l'accoppiamento, la sofferenza e la morte, spesso non affrontati dal mondo degli adulti.


Ci sono poi situazioni familiari, come la nascita di un fratellino, in cui il bambino prova un senso di esclusione: in questo caso potersi occupare di un gatto, aiuta il piccolo a superare la gelosia per il nuovo nato. Mentre è possibile affermare di “possedere” un cane, come abbiamo già sottolineato, con un gatto questa espressione è meno adatta: esso a volte può non gratificare il bambino, in quanto non soddisfa nell’immediato le sue richieste.
In genere, il bambino è attratto dal gatto dopo i due anni, quando ha acquisito una completa abilità motoria: il micio si muove molto velocemente e uno dei divertimenti del piccolo è seguirlo mentre rincorre una pallina o un altro oggetto; crescendo il bambino scopre altri giochi da fare con il suo cucciolo, per esempio possono giocare insieme a nascondino: il gatto è abilissimo a nascondersi e appena si accorge di essere visto, fugge in un altro rifugio….
Il rapporto tra bambino e animale spesso implica alcuni processi mentali inconsci che lo aiutano nel naturale processo di crescita psicologica.
Le specifiche “caratteristiche di personalità” del gatto, ci consentono di utilizzare questo felino in quei percorsi terapeutici che mirano ad ottenere un passaggio evolutivo più avanzato nel bambino, quello in cui inizia a separarsi dalla madre. Attraverso il gioco inconscio di proiezioni e identificazioni con il gatto, il bambino riuscirà a dominare più facilmente le situazioni emozionali più difficoltose. Il gatto diventa “oggetto transizionale” (Winnicott) importante nella crescita evolutiva, cioè quell’oggetto che permette il passaggio emotivo da simbiosi materna a relazioni esterne evolute. Un esempio di meccanismo difensivo attivato è l’identificazione, quando cioè vengono introiettati sentimenti e valori di un altro individuo imitandone il comportamento. Quindi il bambino, identificandosi parzialmente con il gatto, può riuscire ad esprimere alcuni sentimenti che altrimenti rimarrebbero inconsci: l’animale diventa “specchio” di parti del Sé del bambino il quale, aiutato a riconoscerle dal terapeuta può comprenderle e razionalizzarle.
Il gatto nella relazione privilegiata con il bambino può assumere altri importanti ruoli nello sviluppo psichico e sociale: ad esempio attraverso l'attività ludica il bambino scopre nuovi ruoli, domina le situazioni quotidiane, acquista una progressiva autonomia. Il gioco è quindi un momento chiave della relazione e costituisce un canale preferenziale nella comunicazione; come tale nasce spontaneo, naturale, senza imposizioni né regole predefinite. Inoltre il bambino può anche sviluppare un proprio autocontrollo, nel momento in cui, conoscendo l’animale, si sente padrone della situazione.
A questo punto, seguendo le osservazione di G. Ballerini, si possono riassumere i più importanti meccanismi di azioni terapeutiche, in gioco nella relazione bambino-gatto:

1. Meccanismo Affettivo-Emozionale : quanto maggiore è il legame emozionale, tanto più intensi sono i risultati benefici. E’ osservabile ad esempio, un notevole miglioramento in casi di pazienti alessitimici (l'incapacità di riconoscere ed esprimere le proprie emozioni) e anedonici (totale perdita di interesse verso le interazioni sociali e le esperienze fisiche) quando entrano in contatto con il gatto.

2. Stimolazione Psicologica: coinvolge diversi settori della psiche umana, inducendo i soggetti ad uscire dal proprio disagio prendendosi cura dell’animale e successivamente ad interessarsi agli altri.

3. Meccanismo Ludico: il contatto con l’animale attiva il divertimento e non di rado il ridere e induce al movimento.

4. Meccanismo psicosomatico: Attraverso i citati meccanismi affettivi, emozionali, di stimolazione psicologica e ludici, frequentemente associati, la Pet Therapy svolge importanti attività di tipo psicosomatico.

5. Meccanismo comunicativo: la costruzione di un linguaggio comune, tappa fondamentale per lo sviluppo.


continua....

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