Una trasmissione televisiva manda in onda il processo di spennamento a cui sono sottoposte le oche affinchè le loro piume diventino caldi piumini invernali.. ed è scandalo! Animalisti, vegani, vegetariani, uomini e donne, il popolo del web si ribella alle atroci sofferenze di questi animali destinati al massacro.
Però...c'è un però...il però che viene appiccicato all'essere umano ...sì, quell'animale che cammina su due zampe, capace di parlare, pensare, ridere, scherzare ed anche soffrire...ma davanti al dolore umano, vegani, animalisti, vegetariani, uomini e donne, il popolo del web sono disposti a chiudere un occhio, talvolta tutti e due,meglio se non sono i propri...
L'ennesima riprova che siamo nel paese delle oche...il paese in cui il brutto anatroccolo è l'essere umano, il paese delle oche in cui un ragazzo può essere massacrato di botte, spennato di ogni dignità ed i colpevoli rimanere impuniti. Il paese delle oche in cui le dimissioni di un'infermiera che al pronto soccorso osa proporre una riflessione sulla vita dell'essere umano viene spennato con la stessa leggerezza di una piuma d'oca...anzi de-pennato completamente! Il paese in cui una piuma d'oca vale più di un bambino che incomincia la sua avventura della vita nel grembo della mamma ma che non potendo starnazzare come un'oca non avrà mai la possibilità di ribellarsi qualora qualcuno decidesse di sopprimergli ogni possibilità di vedere la luce. E' il paese dove ogni cosa si affronta con leggerezza, senza pensare alle conseguenze, in cui la vita ed il dolore di un animale vale molto ma molto di più del dolore e della sofferenza di un essere umano che viene spennato di ogni bene, derubato del lavoro, dei soldi, derubato dei suoi diritti a tal punto da fargli paventare la morte come diritto assoluto e prioritario alimentando l'invidia per quei paesi in cui l'eutanasia viene esercitata con la stessa velocità di un batter d'ali di un'oca. Però poi gli stucchevoli radical - chic mangiano solo da Eataly, si servono delle carni migliori, dei prodotti migliori, mangiano bio e sano...anche se la sostanza animale non cambia, anche se i dipendenti del colosso della qualità culinaria di "culi-in -aria" devono sventolarne parecchi per tenersi il posto di lavoro, lavorando come muli e servendo gli stessi muli. Io non dico che non bisogna gridare allo scandalo o indignarsi nei confronti della sofferenza degli animali...ma trovo paradossale che la sofferenza dell'essere umano non trovi le stesse urla di scandalo e denuncia...non trovi la stessa solidarietà e lo stesso spirito di accoglienza...e così anche queste crociate animaliste mi appaiono solo un modo per volersi per forza distinguere dalla massa, per emergere e per schierarsi dalla parte giusta...un modo comodo per gridare all'ingiustizia con un coinvolgimento emotivo che sfiora l'isterismo...e così come oche continueremo a starnazzare creando molto rumore per nulla...il paese delle oche, delle iene, degli avvoltoi e degli assassini...
Perchè dopo aver percorso le strade impervie della realtà, conoscendo a fondo te stesso, puoi sprofondare nel più bello dei sogni facendolo diventare la tua meravigliosa realtà! Copyright © docF.G.
martedì 4 novembre 2014
lunedì 3 novembre 2014
Un caffè con...La Via Dei Colori
«Siamo persone che hanno incontrato dei
sassi lungo il percorso. E invece di scansarli o di inciamparci, abbiamo deciso
di raccoglierli e di costruirci qualcosa»
Ilaria Maggi
Ilaria Maggi
Ilaria Maggi è il Presidente
dell’Associazione “La Via dei Colori” nata nel dicembre del 2010 in seguito
alle tristi vicende che hanno visto i bambini dell’asilo Cip e Ciop di Pistoia
vittime dei maltrattamenti da parte di maestre ed educatrici dell’asilo stesso.
Attualmente l’Associazione
( www.laviadeicolori.org)
è un punto di riferimento per chi necessita di un aiuto psicologico, sociale e
legale e che malauguratamente si trova a dover affrontare le stesse tragiche
situazioni che hanno dovuto affrontare in passato le stesse famiglie che hanno
fondato “La Via dei Colori”.
L’orrore, la paura, lo sgomento, lo smarrimento, l’incredulità, la
sofferenza, il desiderio di trasparenza e chiarezza e la tutela dei diritti
delle famiglie e dei singoli componenti di essi, in particolare dei bambini, da
sassi e macigni pesantissimi sono stati, non senza fatica e dolore, trasformati
dai componenti delle famiglie de “La Via dei Colori” in mattoni che hanno
costruito un ponte di aiuti concreti e tangibili, mattoni che hanno trasformato
il dramma in pensieri colorati capaci di ridisegnare la realtà dotandola di campanelli
d’allarme per orientare i genitori nella scelta oculata dei servizi educativi a
cui affidare la cura dei propri figli. Ringrazio Ilaria Maggi per aver
accettato di prendere un caffè con Socrate e con Walt…
Ilaria, la realtà
dell’Associazione “La Via dei Colori” ha fatto grandi passi avanti dal momento
della sua costituzione. Attualmente quali sono i servizi a disposizione per chi
si rivolge a voi?
Grazie a te di averci ospitato. Per noi è un onore.
La Via dei Colori ad oggi si occupa di gestire da un punto di vista legale e
psicologico-giuridico molti fra i casi più noti alla cronaca come, fra gli
altri, Pistoia, Conselice, Vado Ligure, Chiavari, Grado, Barletta, Bisceglie e
purtroppo anche una serie di casi in fase ancora di indagine.
Il nostro
Comitato Scientifico composto da Avvocati, Psicologi, Pedagogisti e
professionisti specializzati nel campo dei maltrattamenti in struttura, creano
attualmente una rete solida in grado di agire su tutto il territorio nazionale.
Quest’anno abbiamo inoltre potuto aprire, grazie all’enorme aiuto della Dott.sa
Mancioli, il primo Sportello di accoglienza per famiglie coinvolte in
maltrattamenti presunti o accertati, oltre che di prevenzione al BurnOut per
gli operatori a rischio nel settore. Oltre allo Sportello Multidisciplinare che
è un luogo fisico ad Empoli (Toscana), da meno di un mese è nato il nostro
numero verde (800-98 48 71) al quale possono rivolgersi famiglie che vivono
l’atroce dubbio o la certezza di maltrattamenti sui propri cari affidati a
strutture, così come le figure professionali a rischio come insegnanti,
infermieri o altro che si sentano a rischio burn out.
Sostanzialmente
la nostra associazione si occupa di guidare le famiglie dal discernimento del dubbio
all’eventuale denuncia, accompagnandole poi, qualora servisse, nel percorso
complicato del POST-Trauma. Unitamente a questo stiamo studiando i casi
attualmente in corso al fine di poter mettere a punto una strategia preventiva
fattibile ed efficiente affinché fatti tremendi come quelli occorsi a noi, non
possano ripetersi.
Nonostante la
capillare informazione dei media su eventi che vedono i bambini vittime dei
maltrattamenti da parte degli educatori, la recente cronaca ci sottopone a
notizie di violenze reiterate nel tempo proprio negli asili. Cosa ne pensa
dell’installazione delle telecamere all’interno degli asili come misura di
controllo e prevenzione del fenomeno stesso?
Quello delle
telecamere è sempre un tasto dolente in quanto molto ampio ed insidioso. Facile
sarebbe dire “si alle telecamere” ma la realtà è che la telecamera da sola può
essere un deterrente per coloro che si fanno scrupoli a far del male, ma forse
non sarebbe sufficiente, da sola, a prevenire il problema. Oltre a questo si
aprono una serie di scenari sui quali chi dice “SI alle telecamere” non sempre
si sofferma. Quali telecamere? Pagate da chi? Controllate da chi? Installate da
chi? Web Cam che metterebbero a rischio la privacy di bimbi ed educatori, Telecamere
a Circuito Chiuso che potrebbe essere manomesso da chi compie il reato o
cos’altro?
Il fatto che il
Garante della Privacy non abbia AD OGGI autorizzato ancora NESSUN sistema di
videosorveglianza in NESSUN asilo/scuola, la dice lunga. Il problema è urgente
e spinoso ma noi non stiamo fermi a guardare. Ecco perché La Via dei Colori da
mesi sta lavorando ad un progetto molto ambizioso del quale speriamo di poter
dare presto notizia e che speriamo possa davvero essere un aiuto concreto e
percorribile per tutte quelle strutture che vogliano davvero PREVENIRE il più
possibile situazioni potenzialmente pericolose. Siamo dell’idea che solo un
controllo accurato a monte delle assunzioni, unito a controlli periodici ed a
supporti formativi e di monitoraggio sull’intero personale possa, eventualmente
unito all’uso di telecamere “sicure”, essere un concreto passo avanti verso la
prevenzione.
Ovviamente
provare a creare un sistema di prevenzione sicuro ed efficace è un investimento
economico, emotivo e lavorativo enorme ed è per questo che La Via dei Colori,
oltre a chiedere la collaborazione di tutti coloro che hanno a cuore la
sicurezza dei propri cari all’interno delle strutture, sta stipulando
collaborazioni con diverse Aziende sul territorio nazionale. Dall’unione
d’intenti con alcuni imprenditori sensibili alla nostra mission è nato un
Charity Shop (http://www.laviadeicolori.org/aiuta-e-sostieni/charityshop/) che
raccoglie una serie di prodotti di vario genere creati appositamente in linea
con la nostra filosofia “resiliente”. I prodotti contenuti all’interno del
Charity Shop LVdC che si sta ingrandendo giorno dopo giorno, darà alle persone
la possibilità di aiutare e sostenere la nostra associazione acquistando degli
oggetti belli e colorati per i quali una del ricavato verrà devoluto per
sostenere i progetti di prevenzione e cura. Abbiamo chiamato quest’operazione
LVdC Style proprio per dire “NO ai maltrattamenti” col sorriso e col colore
senza per forza riportare alla mente quelle tragiche immagini che ormai tutti
ricordiamo a tristemente a memoria. E’ stupendo scoprire come collaborando
tutti insieme, nessun sogno sembra più così irrealizzabile.
Purtroppo sia
personalmente che per il lavoro che svolge all’interno dell’Associazione, lei
ha modo di venire a conoscenza di storie di maltrattamenti su minori. Si è
fatta un’idea dei molestatori? E’ riuscita a tracciare un identikit comune, con
tratti comuni, caratteristiche della personalità simili degli educatori/educatrici,
delle maestre/maestri protagonisti di tali nefandezze?
Purtroppo al
momento non pare esserci un vero e proprio “identikit” della “maestra cattiva”
e sarebbe inopportuno e spregiudicato diffondere falsi allarmismi. Le maestre ed
i maestri che finora si sono macchiati di questi orrendi reati ricoprono tutte
le fasce d’età ed hanno caratteri distintivi vari.
Quello che però
abbiamo notato è che invece il modo di reagire dei genitori è più o meno sempre
lo stesso. Una parte agisce con determinazione chiedendo giustizia e
denunciando, una parte segue le cose passivamente e non schierandosi, una parte
immancabilmente (e questa è la cosa più dura da gestire), nega la realtà
nonostante evidenti video, perizie e documentazioni minuziose. Spesso quest’ultima
“fazione” si schiera contro i genitori denuncianti ed a favore delle maestre
nonostante video espliciti o indagini accurate. Ovviamente questo è
riconducibile ad una reazione psicologica ed involontaria ad uno shock enorme
che accade in poche frazioni di secondo, quando un estraneo ti dice che tuo
figlio è stato picchiato e l’unica cosa che vorresti fare, lo so per
esperienza, sarebbe scappare col tuo piccolo in braccio, il più lontano
possibile da quella realtà dolorosa ed inaccettabile. Da qui proprio il nostro
quotidiano impegno nel sostegno psicologico, morale ed informativo nei
confronti delle famiglie che, come accadde a noi nel 2009, vengono colpite da
uno Tsunami improvviso che rade al suolo tutta la tua vita sbalzandoti in pochi
secondi in un mondo che non conosci e che fa un’enorme paura. Informare,
sostenere e condividere con gli altri sta permettendo piano piano a tutti di
conoscere questo fenomeno urgente ed assolutamente non trascurabile.
Ringrazio
moltissimo Ilaria Maggi per aver voluto condividere questa positiva esperienza
dell’associazione “La Via dei Colori” ed invitiamo chiunque sia sensibile a
questi temi a visitare il sito www.laviadeicolori.org ed a diffonderne le
finalità. Ne ricaverà un grande esempio di umanità in grado di trasformare
un’esperienza negativa in una mano tesa ad aiutare chi è in difficoltà. Grazie
ancora e buon proseguimento a “La Via dei Colori”!
Una storia confusa
Questa settimana si comincia in compagnia di un buon caffè con...
Recensione de: "Una storia confusa" autore: Enrico Pentonieri -Europa Edizioni
Si dice che ogni “promessa è debito” ma quando la promessa a
farla è un adolescente, e se la promessa è rivolta a se stessi, qualunque essa
sia, allora questa diviene una catena che vincola, trattiene e talvolta
imprigiona fino al punto da diventare l’unica cosa immobile in una realtà in
continuo divenire.
Un ragazzo, due ragazzi, tre ragazzi, una ragazza, due
ragazze, tre ragazze… adolescenti che preferiscono una birra al mattino al
posto della classica bevanda da colazione, (quando e soprattutto il mattino
rappresenta la fine della loro giornata) intimoriti dall’amore e dalle sue
innumerevoli sfaccettature più di quanto possa intimorire un’interrogazione di
matematica al liceo, belli e con tutta la vita davanti ma con un bagaglio di
idee, paure, speranze, immaginazione e proiezione di se stessi nel futuro da
costituirne già in pochi anni vissuti un bagaglio tanto forte e tanto pesante
quanto forti e pesanti sono le emozioni con cui si affronta l’esistenza.
Ragazzi che si barcamenano in un intreccio di passioni, storie, amicizie
spezzate e ricostruite, amori dichiarati e latenti, che passano attraverso le
emozioni e le vicende del protagonista, Andrea.
Un don Chisciotte della Mancia i cui mulini a vento hanno
ceduto il posto alle lacrime di una ragazza, di una donna in divenire…un
cavaliere d’altri tempi il cui istinto di protezione fa a cazzotti con quello
di sopravvivenza,( quando non fa a cazzotti con qualcuno per davvero!), senza
che ne abbia la benché minima consapevolezza, senza che abbia la consapevolezza
che quelle risposte ricevute si trasformano in domande che lo costringono a
crescere, perché in fondo quand’anche la paura delle responsabilità si fa
sentire forte avanzando a piè sicuro, si ritroverà ad avere assunto la più
grande responsabilità che un uomo possa assumersi, quella verso se stesso e le
promesse fattesi.
Ed è allora che il ritmo, ansimante, irruente e galoppante
della prima parte del romanzo lascia il posto ad una riflessione lenta, pacata,
serena, riflessiva ma non priva di esilaranti quanto coinvolgenti colpi di
scena che non permettono al lettore di tenere bassa l’attenzione fino ad
accompagnarlo alla fine del romanzo con uno sguardo al passato pieno di tenera
nostalgia, non tanto per ciò che si è vissuto, ma per il come lo si è vissuto…
L'autore
Enrico Pentonieri è nato a Napoli 1975. Da sempre appassionato di musica e instancabile scrittore, dopo il diploma scientifico coltiva una delle sue passioni: l’informatica. In questi anni ha avuto svariate esperienze lavorative come webmaster e tecnico informatico. Dal 2012 collabora con Partenopress, Una storia confusa è il suo primo romanzo.
Reperibile presso le librerie Feltrinelli
oppure online:
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