lunedì 14 maggio 2012

Travolti da un inesorabile destino?


Sin dall'antichità gli uomini si sono interrogati sul proprio futuro e sul significato del proprio presente. Alzavano lo sguardo verso il cielo per interrogare le stelle, o facevano chilometri per avere un oracolo dalla Sfinge e nei tempi moderni si rivolgono a maghi, fattucchieri, veggenti per avere uno squarcio di luce che possa indicare la strada da percorrere, cercando di intuire cosa il destino riservi loro dietro immagini di carte che pensano  delineino il perimetro delle loro vite. Il filo delle Parche, delle tre Parche, pronte a tagliarlo in ogni momento  a loro piacimento, pende sulle loro teste come la spada di Damocle...non si conoscono i tempi, i luoghi, i motivi degli avvenimenti e si attribuisce al destino il decorso del progetto della loro vita. Nel mettere ordine negli avvenimenti, nel cercare un filo conduttore degli eventi, si attribuisce ad un'entità esterna tutto il peso di ciò che accade. Dietro il destino è possibile intravedere una sorta di deresponsabilizzazione. Il termine "responsabilità"deriva dal latino "respondere" che significa in italiano "rispondere". Ossia si è responsabili quando si è in grado di rispondere delle proprie azioni. Di spiegarne la motivazione, ossia il movente, la causa, di spiegarne il fine, di spiegarne le modalità di svolgimento. Rispondere di ciò che facciamo è un'attività da uomini adulti, quando, conoscendo se stessi, si hanno tutti gli strumenti, intellettivi, emotivi, spirituali, per poter prendere delle decisioni e fare in modo da dare un verso a quello che facciamo. Anche nelle favole a volte ci insegnano che "l'incontro con il Principe Azzurro" era scritto nel destino, che "qualcosa" o "qualcuno" sopra di noi, ha già deciso tutto e noi siamo solo attori di uno spettacolo già scritto. In realtà l'uomo ha infinite possibillità di plasmare e disegnare la propria strada e, nonostante i vari fattori che incidono sulle decisioni da prendere, fattori esterni, quali la condizione fisica, sociale, familiare, culturale, emotiva ed intellettiva, nonostante effettivamente ci siano variabili che non sono del tutto in suo potere, l'uomo ha comunque la capacità di orientare le proprie azioni sentendosi "l'artefice del proprio destino". Rispondere di ciò che si fa in virtù di quello che si vorrebbe essere conferisce un grado di libertà all'uomo indescrivibile nonostante i limiti stessi della finitezza umana. L'oroscopo, i tarocchi, le sedute spiritiche, i fondi del caffè sono strade che imprigionano l'uomo in schemi irrazionali e favolistici, ricchi di suggestioni che fanno leva sulla paura del futuro, sulla difficoltà del distacco da persone care, sulla speranza che un "deus ex-machina" compaia all'improvviso per cambiare la nostra vita. Si può anche decidere di abdicare la propria libertà, di regalarla e di rinunciarvici ma in virtù di un reale benessere e non impelagandosi in situazioni incatenanti che sono solo un palliativo che ci fa credere di andare avanti, di guardare oltre, ma che invece creano una dipendenza allettante: quella di voler sapere ad ogni costo tutto quello che ci accadrà per avere l'illusione di essere "avanti", di aver in pugno la nostra vita rinunciando alla "meraviglia" del mondo e della vita stessa, che a volte ci coglie impreparati a volte ci coglie pronti ad affrontarla, in una scoperta quotidiana di noi stessi e di ciò che ci circonda, vivendo così il vero senso della vita.

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