sabato 15 settembre 2012

Pensieri e carattere.

Ultimamente vedendo il film dedicato a Margaret Thatcher, mi ha colpito una frase che ritengo molto verosimile, ossia la Thatcher riportando un'affermazione della mamma dice: "I pensieri generano parole, le parole generano le azioni, le azioni le abitudini e le abitudini formano il carattere". Ritengo questa frase quando mai vera. Siamo quello che contempliamo, quello che ascoltiamo sin da bambini. Alcuni pensieri si radicano talmente nel nostro inconscio che ne diventano struttura portante, tanto da dimenticarne spesso l'origine ed il contesto in cui si sono generati. E spesso, credendo e dando ascolto a questi pensieri generiamo in automatico delle azioni che sono in grado di plasmare la nostra esperienza. Questa riflessione può esserci utile nel momento in cui si vive un certo tipo di disagio, sociale, relazionale, fobico, ecc. Spesso l'origine di un disagio/disturbo risiede nei pensieri di altri che sono talmente radicati in noi da avere il potere di orientare le nostre azioni. Se ad un bambino, per esempio, si ripetono sempre frasi quali"Prima il dovere, poi il piacere", "Sei stato cattivo perciò non te lo meriti", "Combini continuamente pasticci", "Non sei in grado di portare a termine un compito", queste stesse frasi se reiterate nel tempo possono diventare una convinzione talmente profonda che nell'adulto di domani, senza bisogno che ne nessuno le pronunci, influenzeranno scelte e comportamenti. Arriva sempre un momento, però, in cui c'è una sorta di illuminazione nella vita di un essere umano, un momento in cui è richiesto tanto sforzo di volontà per cercare di estirpare frasi che ledono la propria autostima e ricercarne l'origine può essere un buon inizio per distaccarsene e attribuire una voce a quel giudizio. Prendere le distanze ricordando chi e quando e perchè a quel bambino venivano rivolte certe affermazioni può essere il primo scalino per acquisire consapevolezza della struttura su cui si fonda il proprio carattere e poter fare agire la propria volontà E' bene quindi che davanti ai pensieri che hanno determinato la formazione del proprio carattere, si "frequenti" una palestra per rafforzare la propria volontà. Un esempio per esercitare il potere della volontà da insegnare ad un adolescente( età preziosissima per la formazione del proprio carattere) può essere quello di mettere la sveglia anche nei giorni di vacanza, sempre alla stessa ora e rispettarla nonostante la voglia di rimanere sotto le coperte; assumersi un piccolo impegno quotidiano nelle faccende domestiche, seppur oneroso e fatto"controvoglia", porsi un piccolo obiettivo come per esempio tenere un salvadanaio per un anno intero senza mai toccarlo e costantemente riporci piccoli risparmi; evitare di giocare alla play-station tutte le volte che se ne ha voglia...La volontà diventa così un'arma di disciplina e conoscenza di se stessi, dei propri limiti/debolezze e della propria forza e quindi alimento per la propria autostima.  Una volontà che non è solo desiderio di cambiare ciò che può farci stare male, ma forza da attingere quando pensieri altrui hanno il sopravvento e determinano conflitti interiori e disagi fisici e psichici e quindi chiave di volta per una libertà autentica.

1 commento:

  1. Condivido le tue riflessioni...ho giusto finito di scrivere sul mio blog le osservazioni relative a un certo sconcertante modo di porsi dei miei alunni e sono convinta che il comportamento affondi le radici nell'esempio che si ha sott'occhio. Concordo anche sull'idea della disciplina, credo che oggi sia più necessario che mai incanalare gli impulsi degli adolescenti in una direzione.

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