Oggi ho il piacere di ospitare nella rubrica "Un caffè con..." la Dott.ssa Maria Cristina Meloni, psicologa clinica, che ci descrive una fobia comune a molte persone, compresa me, ossia la paura di volare! E' interessante scoprire come è strutturata la paura di volare e la Dott.ssa Meloni ci fornisce anche suggerimenti pratici per chi ha voglia di affrontarla motivato da un viaggio verso mete lontane o costretto a farlo per motivi di lavoro. Buona lettura!
Chi è la dott.ssa Maria Cristina Meloni
Mamma di un bambino di 8 anni, psicologa clinica e psicoterapeuta in formazione.
Laureata in Pedagogia all’Università di Cagliari e in Psicologia Dinamica e Clinica per l’Infanzia, l’Adolescenza e la Famiglia all’Università La Sapienza di Roma.
È docente di ruolo nella scuola pubblica dal 1992, attualmente insegna psicologia e scienze umane al Liceo scientifico.
Specializzata in Psicologia di comunità e processi formativi, esperta nel metodo Feuerstein sul potenziale di apprendimento e la modificabilità cognitiva ed in tecniche di educazione socio-affettiva e cooperative-learning, svolge a Rieti e a Roma l’attività di psicologa, occupandosi di consulenze di supporto sui disturbi d’ansia, sui disturbi di coppia e sessuali, sui problemi nel rapporto genitori-figli, sui disturbi alimentari, sulle dipendenze ed ipocondria.
Affascinata dai meccanismi che riguardano la mente umana, ha approfondito gli studi scegliendo di intraprendere il percorso di specializzazione in psicoterapia presso il Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo.
Paura di volare o aerofobia
della Dott.ssa M.C. Meloni
Al giorno d’oggi una delle paure
più ricorrenti è sicuramente quella di volare.
Secondo un sondaggio svolto da
Eurodap su un campione di 800 persone tra i 18 e i 65 anni, per sei italiani su
dieci l’aereo è il mezzo di trasporto che spaventa maggiormente e che riduce la
scelta del luogo delle vacanze. Ma il vero problema nasce quando l’ansia non
condiziona soltanto la scelta della meta turistica, bensì lo svolgimento del
proprio lavoro. L’aereo, infatti, è ormai diventato il mezzo di trasporto più
usato da numerosi professionisti, che sempre più frequentemente sono costretti
a spostarsi percorrendo lunghi tratti. Ma, se da un lato l’aereo consente di
accorciare le distanze facendoci sentire a casa anche nei luoghi più lontani,
dall’altro lato può essere vissuto in modo fortemente ansiogeno da coloro che
sperimentano tale condizione come incapacità e impossibilità di esercitare
alcuna forma di controllo. Ed è proprio questa sensazione di impotenza e di
mancanza di controllo della situazione che si insinua nella mente della
persona, fino a generare una vera e propria fobia. L’aereo, anche se il più
sicuro, a differenza degli altri mezzi di trasporto, nell’immaginario
collettivo, è quello che genera maggiore ansia. Paradossalmente, infatti, quasi
tutti riferiscono di sentirsi più tranquilli a viaggiare in auto, nonostante
sia provato statisticamente che espone ad un maggior rischio di incidenti. Il
mezzo autonomo, essendo controllato da noi, produce nella persona l’illusione
di essere al riparo da eventuali situazioni di pericolo: possiamo decidere di
fermarci quando lo vogliamo, di tornare indietro, di correre o di andare piano;
tutto è nelle nostre mani e, soprattutto, abbiamo i piedi per terra! L’aereo, al contrario, viene vissuto da
chi presenta questo disturbo come un luogo da evitare, una realtà nemica,
pericolosa, in cui prendono vita e si animano le peggiori fantasie
dell’individuo. L’intensità del timore va dal piccolo disagio, sentito prima o
durante il volo, al terrore assoluto che impedisce alla persona di prendere
l’aereo e, in alcuni casi, la conduce a sperimentare vere e proprie crisi
d’ansia fino al tanto temuto attacco di panico.
Ma come si struttura questa paura
e, soprattutto, come si trasforma in un disturbo fobico?
Nella maggioranza dei casi le
persone che presentano questo problema, come afferma Giorgio Nardone: “non sono
persone con un tratto fondamentale di paura nella loro percezione della realtà,
ma individui che hanno mantenuto quella determinata paura evitando di
affrontarla in quanto non impedente allo svolgersi della loro usuale vita”,
ovvero si tratta di persone del tutto normali che non mostrano nessun altra
paura se non quella di volare, e che hanno organizzato la loro vita
semplicemente evitando di affrontare la situazione temuta fino a quando non si
è presentata loro la necessità di prendere l’aereo. Questo il caso di
imprenditori, manager e professionisti che vedono lesa la propria carriera se
non affrontano il terrore di volare. In alcuni casi l’aerofobia può essere
avvertita anche da chi non ha mai volato, bloccandolo sin dalla prima decisione
di prendere l’aereo.
In sintesi, la sintomatologia di questa monofobia
specifica si struttura proprio attraverso l’evitamento. Questa tentata
soluzione, messa in atto nel tentativo di sfuggire alla paura, è disfunzionale in quanto, pur
mettendo apparentemente la persona al riparo e al sicuro, produce la sensazione
di incapacità andando a ledere il senso di autoefficacia personale.
L’evitamento, nei casi in cui la persona sia costretta da situazioni
contingenti a salire sul mezzo temuto, è affiancata da un’altra tentata
soluzione: l’uso degli psicofarmaci; c’è chi sull’aereo non mette piede e chi,
pur salendoci, conduce viaggi terribili in preda al terrore e al panico,
stordendosi con sonniferi e ansiolitici che li trasformano in automi senza
vita, anche perché non essendo abituati ad assumere tali sostanze l’effetto
prodotto si amplifica, lasciando tracce evidenti per diversi giorni.
Come si può, allora, affrontare e
sconfiggere la paura di volare in modo da viaggiare senza ansia? La Terapia Breve Strategica, attraverso alcune manovre specifiche di sblocco, aiuta il
paziente a liberarsi dell’aerofobia in tempi brevi. Infatti, facendogli vivere
un’esperienza emozionale correttiva, introduce gradualmente un cambiamento nel
modo di percepire e rapportarsi alla realtà e, in particolare, alla situazione
fobica, che porterà il paziente a modificare il proprio sistema
percettivo-reattivo fino alla completa scomparsa della sintomatologia, ovvero
fino alla risoluzione del problema.
Bibliografia
Nardone G., Watzlawick P., L’Arte del Cambiamento, manuale di terapia strategica. Ipnoterapia
senza trance, Ponte alle Grazie, Firenze, 1990.
Nardone G. (2000), Oltre
i limiti della paura, BUR, Milano.
Watzlawick P., Weakland J.H., Fisch R., Change, Astrolabio, Roma 1974 .
Watzlawick P., Weakland J.H., Fisch R., Change, Astrolabio, Roma 1974 .
Ringrazio di cuore la Dott.ssa Meloni per l'articolo ricco di spunti di riflessione e consigli utili da poter intraprendere per fronteggiare questa comune paura!
è un articolo interessante. in realtà paure come queste, anche se in pochi se ne rendono conto, influenzano la nostra vita di tutti i giorni e non solo per ciò che riguarda i viaggi. perchè la percezione del rischio è molto spesso diversa dalla quantificazione reale dei rischio stesso. per esempio: genitori che coprono un figlio all'inverosimile per paura che prenda un raffreddore, ma poi non gli allacciano le cinture di sicurezza in auto; fumatori incalliti che comprano solo cibo biologico per paura dei pesticidi; ecologisti convinti che si stracciano le vesti contro le centrali nucleari ma poi si fanno le lampade UV tutto l'anno, fino agli episodi in cui dimostranti bruciano i rifiuti per le strade con conseguenti emissioni di diossina pericolosissime, ma se provi a parlare di inceneritori si buttano sotto i treni. il mondo è pieno di persone che hanno paura di "volare", anche in senso figurato. io la chiamo paura del progresso.
RispondiEliminainteressante questa "versione dei fatti"...concordo che spesso ci si ristagna in schemi statici per paura di andare avanti...di migliorare, di progredire...grazie per il commento!
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